Quando su tutto il territorio del Patriarcato si è fatta sempre più sentire la prepotente presenza della Repubblica di Venezia, ad una ad una, le città ed i paesi friulani sono cadute sotto il leone di San Marco.
Così anche Caneva, nel 1419, passa sotto il controllo di Venezia, che nel 1429 unisce la sua giurisdizione a quella di Sacile. Ma, su insistenza della comunità, dal 1449 Caneva ha di nuovo una sua amministrazione autonoma, nel pieno rispetto dello Statuto e delle leggi del Friuli. La gastaldia viene retta da un podestà scelto tra la nobiltà veneziana.
Nei secoli di dominio della Serenissima, la vita a Caneva trascorre tranquilla, a parte le scorrerie dei Turchi e le vicende della guerra contro la Lega di Cambrai (inizio XVI sec.) che determinano il passaggio del comune da un “padrone” all’altro. Dal XVII secolo, grazie all’introduzione della coltivazione del mais, l’allevamento del baco da seta e la conseguente produzione di tessuti, e grazie infine all’emigrazione degli abitanti verso Venezia e i centri maggiori, la situazione economica diventa positiva. Questi nuovi fattori si uniscono infatti ad altri già consolidati: i proventi della pesca, della produzione del carbone, delle attività estrattive (documentate fin dal ’400) e la produzione e commercializzazione di vino.
Essendo al centro dei possedimenti di terraferma, Caneva si trasforma, come il resto del Friuli, in una sorta di retroterra di sicurezza mentre Venezia è impegnata nella sua espansione verso Oriente. Non essendo più protagonista di vicissitudini o combattimenti, il castello, che aveva mantenuto efficiente la sua struttura fortificata per secoli, già nel ’600 comincia a rovinare.
Leave a comment